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Bambini e tecnologia

Dall’avvento della tecnologia sono passati diversi anni. Io non sono una nativa digitale e, proprio per questo, ho potuto vedere il non lento processo a cui siamo giunti. Ho un figlio appena adolescente che fa parte dei nativi digitali, di coloro i quali apprendono velocemente ciò che il mercato tecnologico produce. Un giovane adolescente bombardato da messaggi più o meno “sani, educativi, consoni…” che quotidianamente viene sottoposto a veri e propri tsunami di sollecitazioni digitali.

Questa mia riflessione nasce dall’aver visto una famiglia composta da una madre, un padre ed un figlio che sostavano davanti ad uan pizzeria. La scena era la seguente: la madre era seduta e teneva sulle gambe il bambino (di circa 2 anni), il padre in piedi accanto a loro parlava con una persona ed intanto teneva in mano il telefonino a due centimetri dal naso del piccolo il quale era ipnotizzato dalle immagini che il supporto digitale gli mostrava. Il bambino veniva intrattenuto da una “baby sitter formato digitale”.

Riflessioni…

Quante volte succede di vedere questi quadretti familiari. Per esempio durante l’attesa dal pediatra, succede sempre più spesso che i bambini vengano intrattenuti da schermi luminosi, proprio là dove potrebbero incontrare loro coetanei e potrebbero relazionarsi con loro. Anche al ristorante ci sono tanti bambini che restano seduti al loro posto perché la loro attenzione è catturata dalle immagini del telefonino dei genitori o di qualsiasi altro supporto digitale. Certamente la situazione è davvero ideale sia per chi serve ai tavoli (vi ricordate quando i bambini correvano per i ristoranti andando sempre a sbattere contro le gambe dei camerieri), che per i genitori i quali in questo modo, possono intrattenere rapporti con gli amici commensali senza doversi preoccupare di tenere d’occhio i propri figli.

Occupiamoci di loro

Ma quanto questo comportamento fa del bene ai nostri piccoli e a cosa rinunciamo noi adulti quando sostituiamo i nostri insegnamenti, i nostri richiami, le nostre parole amorevoli, con questi strumenti? Il ristorante è uno dei luoghi in cui si imparano le regole, si sta seduti al tavolo perchè è buona educazione, è rispettoso verso chi lavora e verso chi è seduto con noi. Iniziamo a far rispettare queste regole in casa, senza utilizzare televisori accesi o altre fonti di distrazione quando i nostri figli mangiano.

Questi continui stimoli, potrebbero portare i bambini ad avere difficoltà nell’apprendimento scolastico. Ma lo sapevate che sia Steve Jobs che Bill Gates, hanno dato ai loro figli regole molto rigide proprio per proteggerli dalla tecnologia? Li hanno tenuti lontani fino all’età dei 14 anni proprio perché conoscevano gli effetti negativi che hanno sulla psiche dei bambini. Questi strumenti sono stati creati anche per  creare dipendenza.

Riprendiamoci il nostro Ruolo

Com’è bello rispondere ai continui “perchè” dei nostri figli e catturare la loro attenzione con mezzi alla portata di tutti: una storiella, una favoletta  inventata in quel momento, qualche palloncino colorato, la pasta modellabile… – non è difficile giocare con loro, certo ci vuole impegno, bisogna riuscire a far affiorare il bambino che è dentro di noi e, posso garantirvi, che è la parte più bella che ognuno di noi ha.

E’ bellissimo ridere con loro, inventare personaggi essere consapevoli che, entro pochi anni, saranno sempre meno “nostri”. Io ancora oggi, riesco ad avere momenti di vero gioco con mio figlio. Non lo intrattengo più con le favole, ma cerco di condividere la sua passione per la musica e gioco con lui a calciobalilla o a ping pong.

Le carezze, il tempo dedicato alla lettura di una favola, i pomeriggi dedicati alla cucina o alla pittura, nulla di queste attività devono essere sostituite dai supporti digitali.

In conclusione…

Si, è vero, i nostri figli sono NATIVI DIGITALI, e proprio per questo hanno bisogno maggiormente di imparare, per esempio, come si costruisce un Aquilone.

Per far volare un aquilone bisogna correre, esso è la rappresentazione del desiderio, della sfida, della gioia, dei sogni, delle speranze. Permette all’immaginazione di volare in alto sospinta dal vento. Per far volare un aquilone serve soltanto l’alito della natura e la volontà di un bambino che lega ad un filo i propri sogni. Quel filo tangibile che diventa pura fantasia: l’atto del volare .

La tecnologia deve essere al servizio dell’uomo, ma non deve privarlo della capacità di poter sognare di volare.

Rita di Salvo