Off topic-Case di cura per anziani – istruzioni per l’uso

case di cura per anziani

  case di cura per anziani

Case di cura per anziani: istruzioni per l’uso… è questo un argomento che mi sta molto a cuore e che  periodicamente mi ritorna su, come un boccone amaro, come qualcosa di indigesto, come un brutto sogno che riaffiora inaspettatamente e non mi dà pace. Si manifesta a volte con un leggero senso di nausea misto ad un’infinita tristezza.

Anziani?

Certo, questo è un blog di cucina, cosa c’entrano gli anziani e la loro cura. Sono certa che ognuno di noi ha vissuto, vive o vivrà le problematiche relative alla cura dei nostri cari che, da fari di riferimento della nostra vita, diventano, loro e nostro malgrado, dei cari vecchietti che spesso vengono visti da chi li “gestisce” come un business, come una pensione, come un reddito certo.  Proprio da un’esperienza di questo genere è nato quest’articolo che voglio condividere con voi.

Case di cura per anziani… istruzioni per l’uso

Il benessere, la ricerca scientifica nel campo farmacologico e altri fattori, hanno fatto sì che l’età media di un individuo sia cresciuta notevolmente. I dati ISTAT mostrano che nel 2017 ci sono 165,3 anziani ogni 100 giovani.

Patologie

È chiaro che l’età avanzata comporta un aumento di patologie quali l’alzheimer, le cardiopatie, la depressione, il diabete, l’osteoporosi, la demenza senile, il parkinson… Sono delle patologie invalidanti che modificano in maniera netta la qualità della vita di questi soggetti e dei loro familiari.

Ecco le soluzioni

In una società popolata da un elevato numero di anziani, sorgono come funghi le strutture che si dedicano a curare e a dare un’assistenza sanitaria e psicologica a chi, per svariati motivi, non può più vivere presso il proprio domicilio. Nascono quindi strutture come le case famiglia, le case di riposo, le case di cura geriatriche, ma ci si ferma mai a pensare quale sia la qualità di queste strutture e in che condizioni vivono i nostri familiari appartenenti alla terza età? E inoltre, ci si ferma mai a pensare che con ogni probabilità anche noi diventeremo anziani?

Vivere l’esperienza da figli

Tali considerazioni si inizia a farle quando si vive a contatto con un familiare che necessita di cure poiché affetto da una o più patologie legate all’età avanzata. Ecco che ci si trova dall’oggi al domani, a trascorrere gran parte del tempo alla ricerca di una struttura che possa dare una degna risposta ai problemi della persona che ti ha dato la vita, perché il più delle volte questa persona è un padre o una madre. Si apre dinanzi agli occhi una realtà fino a quel momento ignota, una fitta mappa di strutture che sulla carta, offrono i servizi di cui si ha bisogno. Anche il web è ricco di informazioni, se si prova a inserire su un motore di ricerca la voce ‘casa di riposo per anziani’ ci si rende conto del grande numero di centri esistenti sul territorio e visitandone i siti web, è possibile conoscere i servizi offerti, visitare virtualmente i locali, familiarizzare con il team di esperti che opera in essi, leggerne i curricula e tutto ciò che ci serve per valutarne la professionalità. Tale valutazione è legata soltanto a ciò che l’Istituto vuole fare conoscere di sé al fine di essere ‘scelto‘ dai familiari di chi, per ovvie ragioni, non può più compiere una scelta autonoma.

Passaparola

Una fase che si attraversa è quella delle informazioni richieste agli amici o ai familiari che hanno già fatto questo percorso e che hanno fatto una scelta. Tali informazioni spesso non sono d’aiuto poiché ogni situazione è diversa dalle altre e anche le aspettative sono spesso differenti. Quando poi si individuano le organizzazioni che potrebbero essere idonee a risolvere o comunque alleggerire i problemi del caro anziano, ci si reca presso esse e si parla con i Direttori che rassicurano sulla serietà e sulla professionalità del proprio personale e garantiscono un’assistenza esemplare che addirittura, potrebbe far sì che l’anziano possa  ritornare presso il proprio domicilio grazie a un celere recupero.

La scelta della struttura

In preda alla confusione assoluta e alle speranze prospettate, ecco che si procede alla scelta, si firma un regolamento, si lascia una sostanziosa caparra e si spera che quanto prospettato possa, in breve tempo, diventare realtà.

Chiaramente, almeno spero, esistono strutture che riescono, con la propria professionalità e il proprio impegno, a creare le condizioni perché questo avvenga ma, purtroppo, ci sono anche realtà in cui quanto prospettato inizialmente non viene realizzato.

Inserimento

La fase successiva è quella in cui l’anziano viene inserito nella per lui nuova realtà e che inizia ad interagire con il personale “altamente qualificato”.

Lo sguardo che parla

case di cura per anziani

È il momento in cui ci si scontra con la realtà e si iniziano a intravedere delle situazioni non proprio corrispondenti alle nostre aspettative e alle ‘ridenti’ rassicurazioni dei Direttori. È tutto palesemente chiaro: i nostri cari familiari, ricoverati presso quella che doveva essere una dolce culla rassicurante, hanno uno sguardo diverso dal solito, cominciano a perdere reattività, non reagiscono più agli stimoli esterni e somigliano sempre di più a degli automi che manifestano una stessa caratteristica: il loro Sguardo. Uno sguardo fisso, velato da una nebbia di tristezza che ogni giorno che passa, diventa sempre più fitta. Allora si cerca di capire cosa possa essere successo, come mai in soli due giorni, possano essersi allontanati dalla vita, dagli affetti. Come mai, pur sentendo la voce dei propri figli, restino impassibili con delle carte da scopa in mano, loro che fino al giorno prima vivevano per quell’incontro quotidiano. Ma ecco che arriva l’Animatrice, sì, questi Centri hanno tra il loro personale anche questa figura professionale, che ti dice sorridendo: ‘Sai, è molto preso dal gioco, per questo non si volta a guardarvi’ e tu ti chiedi se lei crede effettivamente a ciò che sta dicendo o se pensa che i familiari dei ricoverati siano tutti scemi. Poi,  quando riesci a farti mettere a fuoco dal tuo caro familiare, metti tu stesso a fuoco il suo sguardo, la sua anima e senti un urlo che gli viene da dentro: ‘Aiutatemi, portatemi via da qui‘. A volte lo bisbiglia piano piano, per paura di essere sentito. Cerchi allora di capire cosa possa essere successo, come abbiano fatto, in sole due notti a spegnerlo, a renderlo così diverso da com’era quando lo hai accompagnato per mano in quella culla rassicurante, gestita da personale altamente qualificato in grado di fornire un’assistenza modello.

Cosa succede?

Chiaramente con vari farmaci gli stanno facendo perdere l’identità, te lo stanno spegnendo, plasmando, lo stanno rendendo ‘facilmente gestibile‘. Chiedi allora di poter accedere al Centro in qualsiasi ora del giorno, rispettando gli orari dei pasti, ma il personale prontamente ti spiega, quasi all’unisono, che l’orario di ricevimento va dalle 15,30 alle 18,00 e che durante la mattina è impossibile che gli internati ricevano visite. Se chiedi spiegazioni ti dicono che durante quelle ore vengono puliti i locali e che i familiari sarebbero di intralcio all’igiene e all’organizzazione delle attività ricreative. Infine ti ricordano che hai firmato un regolamento  in cui sono comprese anche queste norme.

Si, hai firmato quel regolamento ma lo hai fatto fidandoti delle parole del Direttore, non lo hai letto per intero e non puoi neanche controbattere perché hai firmato per accettazione tutto il suo contenuto. Ecco che riprendi a cercare la struttura adatta a chi ti ha dato la vita, a chi non merita di essere abbandonato in mano a chi vuole gestirgli gli ultimi anni che gli restano prima di abbandonare la vita terrena. Ma sei spaesato, sfiduciato e molto ma molto adirato.

Tutti avremo bisogno di essere accuditi

Forse, se i cari Direttori insieme al personale altamente qualificato pensassero al proprio futuro, alla loro vita da anziani, si renderebbero conto che l’anziano non deve essere un business e che quando loro raggiungeranno la terza età, saranno trattati allo stesso modo. Per quanto mi riguarda, questa non è soltanto un’ipotesi ma è un augurio. (Papà ti ho amato e ti amerò per sempre)

p.s. papà mio è stato nella casa di cura soltanto per  3 giorni che ci sono serviti per  attrezzare un appartamento alle sue esigenze.

Rita Di Salvo